L'impatto dei dazi USA
1. Conseguenze Macroeconomiche dei dazi
I dazi imposti dagli USA su UE, Canada, Messico, Cina e UK creano uno shock negativo sull’offerta aggregata, aumentando i costi di produzione e influenzando la domanda aggregata riducendo il commercio internazionale.
La teoria economica suggerisce che i dazi riducono la produttività e la crescita nel medio-lungo termine. Esempi storici mostrano che i dazi imposti nel 2018-19 non hanno migliorato il deficit commerciale USA ma hanno rallentato l’economia. Anche se alcuni settori nazionali beneficiano temporaneamente, il bilancio netto è negativo, poiché le contromisure dei partner colpiti riducono le esportazioni USA. Inoltre, l’aumento dell’incertezza porta a una riduzione degli investimenti aziendali.
I dazi funzionano come una tassa sulle importazioni, aumentando i prezzi sia dei beni esteri che dei prodotti domestici sostitutivi, causando un'inflazione da costi (cost-push). Studi mostrano che i dazi del 2018-19 hanno fatto aumentare i prezzi dei beni più colpiti tra il +1,7% e il +7,1%. La Federal Reserve potrebbe essere costretta a rispondere con politiche restrittive, bilanciando crescita e inflazione.
I dazi riducono inoltre le importazioni e le esportazioni. Nel 2018, le esportazioni agricole USA verso la Cina si sono più che dimezzate dopo l’introduzione dei dazi cinesi su soia e cereali. Le contromisure dei partner commerciali possono erodere la competitività delle imprese USA. Inoltre, i cambi tendono a compensare gli effetti dei dazi: una riduzione delle importazioni porta spesso a un apprezzamento valutario, annullando il vantaggio competitivo desiderato.
L’introduzione di dazi crea poi volatilità sui mercati: le azioni globali tendono a scendere, mentre l’avversione al rischio aumenta. Il dollaro USA spesso si apprezza nei periodi di tensione commerciale, mentre le valute dei paesi colpiti (CNY, MXN, CAD, EUR, GBP) si deprezzano.
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2. Asset più influenzati
Azioni
Le borse tendono a subire ribassi, specialmente nei settori esposti all’export e alle catene globali del valore (automotive, tecnologia, beni di lusso). Nel 2018, l’indice STOXX Auto UE è sceso del 5% dopo l’imposizione di dazi USA su Messico e Canada. Le multinazionali vedono i loro margini erosi da un aumento dei costi di produzione e dalla riduzione dei volumi di export. Tuttavia, alcuni settori protetti dai dazi, come l’industria siderurgica USA, possono temporaneamente beneficiarne. U.S. Steel (X) e Nucor (NUE) hanno visto rialzi dopo l’introduzione di dazi sull’acciaio.
Valute
Il dollaro USA si apprezza per il calo delle importazioni e il ruolo di valuta rifugio, mentre valute emergenti e legate al commercio internazionale soffrono. Il renminbi cinese si è svalutato del 5% nel 2018 per compensare l’effetto dei dazi USA. Lo yen giapponese e il franco svizzero tendono a rafforzarsi come asset rifugio.
Materie Prime
Le materie prime industriali (rame, acciaio) subiscono contrazioni di domanda globale, mentre i beni agricoli possono subire shock negativi a causa di dazi di ritorsione (es. soia USA). L’oro invece si tende ad apprezzarsi come bene rifugio, mentre il petrolio può essere influenzato dalle tensioni commerciali globali.
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3. Idee per il portafoglio
Un contesto di guerra commerciale impone un approccio bilanciato tra difesa e opportunità tattiche. Strategie basate su oro, Treasury Bonds, azioni difensive e small-cap domestiche offrono resilienza contro shock economici. Allo stesso tempo, alcuni settori protetti dai dazi possono fornire rendimenti superiori. La diversificazione è essenziale per gestire volatilità e proteggere il portafoglio da un’economia sempre più incerta.
1) Protezione con beni rifugio
Oro: ETF SPDR Gold Shares (GLD) per esposizione diretta all’oro.
Treasury Bonds: iShares 20+ Year Treasury Bond ETF (TLT), che investe in titoli di Stato USA a lunga scadenza, beneficiando del flight to quality.
2) Azioni difensive e a bassa volatilità
ETF su titoli difensivi: iShares MSCI USA Minimum Volatility (USMV) o Vanguard Dividend Appreciation (VIG), con esposizione a società stabili e meno cicliche.
Settori solidi: Utility (Duke Energy - DUK), Sanità (Johnson & Johnson - JNJ), Consumer Staples (Procter & Gamble - PG, Coca-Cola - KO).
3) Small-cap domestiche (meno esposte ai dazi)
ETF iShares Russell 2000 (IWM), che copre piccole aziende USA meno legate all’export.
4) Settori opportunistici che beneficiano dei dazi
Industria siderurgica USA: VanEck Steel ETF (SLX), che include U.S. Steel (X) e Nucor (NUE).
Difesa e aerospazio: iShares U.S. Aerospace & Defense ETF (ITA) per esposizione a un settore che potrebbe beneficiare di riallocazioni governative.
5) Coperture Valutarie
Esposizione al dollaro: ETF Invesco DB USD Index Bullish (UUP).
Valute rifugio: ETF sul franco svizzero (FXF) o yen giapponese (FXY).
6) Materie Prime e Inflazione
Materie prime diversificate: Invesco DB Commodity Index Tracking ETF (DBC), per protezione contro shock inflazionistici e scarsità di offerta.
Argento: ETF iShares Silver Trust (SLV) come ulteriore bene rifugio.
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